Miss Americana: Taylor Swift e la sua evoluzione femminista
Quando ero una teenager amavo alla follia guardare i video su Mtv, seguire i gossip che circondavano le star del momento e lo ammetto ho sempre invidiato queste celebrità dai jet privati e dalle canzoni orecchiabili. Ciò che notavo durante le manifestazioni ufficiali come gli MTV Awards erano: gli abiti super chic, il trucco curato, i sorrisi e l’emozione al momento della vittoria. Questi eventi di ampia risonanza internazionale mostravano il lato Glam del successo, insomma ciò che si vede fuori e che tutti noi da lontano seguiamo con maggiore interesse ed a volte con una curiosità quasi morbosa.
Il successo, la possibilità di raccontarsi attraverso delle canzoni e di ottenere riconoscimenti continui con facilità (così pare a noi spettatori, ma dietro un premio c’è tanto sudore e lavoro).
Mtv era la finestra su un mondo luminoso, spesso irreale dove personaggi come: Cristina Aguilera, Britney Spears, Alanis Morissette per fare qualche esempio ballavano, ammiccavano alla telecamera e raggiungevano note altissime. Donne spesso sminuite anche dai media che criticavano il taglio dei capelli, quei due chili in più sui fianchi o sul fondo schiena, quel crollo psicologico improvviso dopo una gravidanza ecc.
Storie di donne che passano dalla normalità alla follia mediatica, ai riflettori, alle recensioni negative. Un mondo sconosciuto ai più che viene finalmente svelato grazie al documentario realizzato da Netflix su Taylor Swift intitolato “Miss Americana”.
Non sono una fan scatenata di Taylor, ma apprezzo la sua evoluzione musicale, da pop country a pop più consapevole e diciamolo pure “adulto”. Mi sono chiesta, una ragazza così giovane come gestisce il successo? E soprattutto come affronta: i fan scatenati davanti a casa sua, le critiche gratuite di colleghi (un esempio K. West), i giornalisti e le domande spesso idiote, i preconcetti fisici dove una cantante per essere famosa deve rispondere a determinati requisiti. Tante domande che trovano una parziale risposta in Miss Americana, un viaggio che inizia molto presto per Taylor Swift (13 anni) dove ha debuttato nella musica country. Attorno ai 16 anni è una piccola star del country (se cercate su Google immagini scatti di quel periodo noterete una ragazzina con i capelli ondulati biondi, fisico leggiadro e chitarra).
Molti non sanno che Taylor ha sempre scritto le sue canzoni (una tra le poche pop star a farlo) e durante la bella intervista nel documentario rivela di aver indossato i panni della ragazza perfetta che tutti gli americani volevano. Un mix di: fascino, educazione, gentilezza che le hanno permesso di essere percepita come la classica ragazza di taglio conservatore che sta a casa, pensa alla famiglia e si diverte cantando per milioni di persone.
Un’ immagine distorta e una strategia quasi premeditata da Taylor che a inizio carriera le ha dato parecchie soddisfazioni (concerti sold out, applausi da parte dei giornalisti, interviste divertenti e sguardi di approvazione). Fino a qui sembra quasi che Taylor abbia tutto sotto controllo, invece…questa fase calibrata e calcolata però non è adatta alla star, le permette il successo discografico ma le provoca un terremoto interiore.
Una fragilità che prima era nascosta in un angolo e che improvvisamente emerge, una visione di sé nuova. Taylor si vede grassa, impacciata, poco apprezzata dal pubblico e inizia ad avere dei disturbi alimentari a saltare i pasti ed a fare parecchio esercizio fisico. In Miss Americana si vede questo percorso interiore e la luce fuori dalla galleria che arriva a 27 anni quando si rende finalmente conto di non poter essere quello che gli altri desiderano. Taylor Swift vuole dire la sua in ambito politico e sociale, tutto ciò si nota nell’ultimo album intitolato Lover, dove le canzoni sono delle vere valvole di sfogo, piccole finestre sulla sua vita: amorosa, politica, sociale. Si dichiara a favore delle donne, della loro emancipazione, della possibilità dei giovani di candidarsi politicamente (segnalo Only the young) e di contrastare ogni forma di discriminazione.
Anni prima Taylor non si era mai esposta politicamente, aveva eclissato le domande spinose con garbo, tanto da far pensare a molti conservatori che fosse una cantante di quello schieramento politico. Grazie alla candidatura di una donna repubblicana per lo stato della Pennsylvania Taylor decide di rilasciare una dichiarazione sui social dove spinge la gente a votare e soprattutto a combattere contro le discriminazioni.
Miss Americana mostra una forma di “Wake up” mentale della cantante, una donna adulta che inizia ad esporsi a comunicare ciò che vuole assumendosene anche dei rischi (la casa discografica è sempre stata contraria ad un suo outing politico perché carico di rischi). Il documentario mostra una rinascita, una presa di coscienza di una delle celebrità più note e rende chiaro come sia difficile gestire il successo e le critiche spesso gratuite.
È un format che dura 1ora e 25 minuti, scorre molto facilmente, e per i fan è anche un modo di scoprire come sono nate le sue hit. Buona visione.